Battaglia di Hacepetovka – Battaglia di Natale
Il rientro dell’80° da Nikitovka a Gorlovka rappresentò l’ultimo atto della campagna estivo-autunnale dell’intero C.S.I.R.. Una campagna che lo aveva portato alla conquista del bacino del Donez e di Stalino, nel corso della quale i nostri soldati, avanzando per circa 1400 chilometri, avevano sostenuto numerosi vittoriosi combattimenti e catturato ingenti quantitativi di armi, di materiali e di uomini.
La Pasubio, schierata in prima linea negli abitati di Gorlovka e Novo Gorlovka, limitò ora la propria attività operativa al consolidamento delle posizioni raggiunte. Si compirono lavori di difesa, si scavarono trincee e l’attività di pattuglia venne accentuata.
Era intenzione del Gen. Messe, prima di riprendere qualsiasi nuova operazione, concedere alle truppe un periodo di riposo utile anche per risolvere il problema logistico, quello dei viveri, dei carburanti e delle munizioni, e provvedere all’approvvigionamento di indumenti di lana e di scarpe con cui affrontare l’inverno ormai rigido. Il Comandante Messe considerava il C.S.I.R. non in condizione di continuare lo sforzo offensivo.
Di diverso avviso era invece il Gen. Von Schobert, Comandante della 11a Armata tedesca, da cui il C.S.I.R. dipendeva. A lui non riguardava la grave situazione delle nostre truppe, la sua unica preoccupazione era quella di sfruttare il successo, incalzare i sovietici, avanzare. Non ammetteva dilazioni. Il Gen. Messe decise quindi di dare attuazione al concorso richiesto ma attaccando solamente obiettivi limitati.
A fine novembre l’esercito russo, forte di nuove masse e di mezzi, sfruttando il rigidissimo inverno che aveva posto le truppe occupanti in una grave crisi logistica, sferrava un’offensiva su tutta la linea del fronte. Divenne quindi urgente ed indispensabile la conquista del villaggio di Hacepetovka, posto sulla linea ferroviaria Nikitovka-Debal'cevo, che darà luogo alla battaglia nota proprio col nome del villaggio russo.
Preceduta da frequenti azioni di pattuglia, nel corso delle quali cadde il S.Ten. Giovanni Lamberto, l’offensiva del C.S.I.R. per la conquista di Hacepetovka scattò il 6 dicembre per terminare il giorno 14. Toccò alla Torino muovere all’attacco; la Pasubio concorse all’azione della Torino, puntando con il III/79°, rinforzato da due gruppi dell’8° artiglieria, all’occupazione dell’abitato di Kalininsk, dove fanti e artiglieri avrebbero trascorso poi la notte sotto un bel cielo sereno, ma con una temperatura di -23° che avrebbe fatto gelare persino l’acqua nelle borracce.
Nel frattempo due battaglioni dell’80° partiti da Gorlovka marciarono rapidamente su Nikitovka, che occuparono. Luoni nel suo libro La Pasubio sul fronte russo descrive questo ritorno dei fanti dell’80° a Nikitovka: <<L’80° fanteria ritorna in tal modo nei luoghi ove rifulse un mese prima l’eroismo dei suoi fanti che seppero resistere tenacemente e a lungo, benché a corto di munizioni, con equipaggiamento inadatto al clima e pressoché senza viveri, contro le unità della 74a Divisione russa. Rivedere i posti in cui non si poteva alzare un solo dito, nemmeno per sbaglio, e dove la morte incombeva sovrana anche se si voleva attingere un po’ d’acqua, dà un senso di sollievo difficile da descrivere e, nel contempo, una immensa tristezza, perché vengono ritrovati i corpi insepolti dei commilitoni caduti in quei giorni. Commilitoni che, finalmente, possono essere inumati con i dovuti onori anche se, per scavare le fosse, bisogna impiegare la dinamite perché il terreno gelato è compatto e solido come metallo. Per questo motivo la popolazione russa dei villaggi custodisce all’aperto quanti decedono durante l’inverno in attesa della primavera per seppellirli>>.
Saranno i fanti del II/79° ad entrare in Hacepetovka. All’occupazione della cittadina seguirono le azioni di rastrellamento della zona.
Per la fase conclusiva della battaglia vennero costituite tre colonne: la nord agli ordini del Col. Blasioli comandante del 79° Pasubio, mentre al Gen. De Carolis vice-comandante della Torino toccò il compito di dirigere l’azione delle colonne centro e sud. Il giorno 12 dicembre la colonna di Blasioli puntava alla stazione di Bulavin, mentre le altre due riuscirono ad impadronirsi delle miniere della zona di Selenovka. Fu nel corso di questa azione che fu colpito a morte da una raffica di mitragliatrice il Gen. De Carolis.
Si concluse dopo dieci giorni di durissima lotta la battaglia di Hacepetovka, che aveva visto protagonisti i soldati della Torino e della Pasubio. Un successo costato però dolorose perdite. La Divisione Torino, la più impegnata, aveva avuto 115 morti, 435 feriti e 851 congelati. La Pasubio 15 morti, 48 feriti e 61 congelati.
Il mattino del 24 dicembre 1941, mentre ancora procedeva l’assestamento del C.S.I.R. sulle posizioni invernali in un freddo rigido, il Gen. Messe faceva pervenire alla Pasubio la notizia, data per certa, di un imminente attacco da parte dei sovietici. I russi avevano l’obiettivo di sfondare lo schieramento della Celere, costituito dal 3° bersaglieri, da due battaglioni di CC.NN. e da un battaglione tedesco. Era evidente che l’Alto Comando sovietico non prevedeva alcuna sosta invernale, al contrario intendeva sfruttare la rigida stagione contando sulla loro superiorità numerica e sulle loro notevoli capacità di ambientamento.
In previsione dell’attacco avversario vennero costituiti due gruppi, uno di difesa con la Celere e uno di contrattacco, agli ordini dello stesso Messe, con reparti delle Divisioni Pasubio e Torino.
La Pasubio fornì due battaglioni del 79° e uno dell’80°, oltre al II gruppo dell’8° artiglieria. Nel contempo il Gen. Giovanelli disponeva l’intensificazione dei servizi di pattuglia sulla linea dei capisaldi e ordinava alle artiglierie di tenersi in misura di battere le eventuali avanzanti truppe sovietiche.
L’attacco dei russi, preparato con cura e con l’impiego di ingenti forze, soprattutto di cavalleria, da destinare all’eventuale sfruttamento del successo – che di fatto mancherà – iniziò alle ore 5 e 30 del giorno di Natale con una temperatura di 20 gradi sotto lo zero.
L’urto sovietico si manifestò in tutta la sua aggressività contro lo schieramento difensivo della Celere, molto debole, ed il primo caposaldo ad essere investito con particolare violenza fu quello di Novoorlovka. Quindi i russi dilagarono occupando uno dietro l’altro i capisaldi italiani. Per alleggerire la pressione sulla Celere entrarono nel vivo della lotta anche le Divisioni Pasubio e Torino, manovrando in modo da obbligare il nemico a distogliere forze nel settore per parare la minaccia.
Il giorno 26 dicembre la lotta riprese accanita e violenta e, pur non avendo potuto riprendere i capisaldi perduti, l’avanzata nemica era stata arrestata e i russi erano costretti a desistere dal compiere altri attacchi. A decidere l’esito della battaglia fu la manovra messa in atto dalla Divisione Pasubio che, premendo sulla zona dell’alto Bulavin, minacciava seriamente i sovietici nel settore di Ol'hovatka, obbligandoli a sospendere ogni azione offensiva.
La battaglia di Natale, asprissima, combattuta proprio nella sacra ricorrenza, chiudeva brillantemente il ciclo operativo del 1941, ma era costata alla Celere 131 morti, 494 feriti e 199 dispersi, alla Torino 14 morti, 170 feriti, 8 dispersi e 237 congelati, alla Pasubio 23 morti, 47 feriti e 68 congelati.
Tra i caduti della Celere il cappellano don Mazzoni che, vedendo cadere un bersagliere isolato dagli altri, accorse per soccorrerlo rimanendo a sua volta colpito e cadde morente abbracciato al ferito.
(testi da A. Rati “LA FULGIDA EPOPEA DELLA DIVISIONE PASUBIO” , Ed. Sometti, Mantova, 2012)