Virgilio (MN), 20 novembre 1914
Shelesnoje (Ucraina), 28 ottobre 1941
Virgilio (MN), 20 novembre 1914
Shelesnoje (Ucraina), 28 ottobre 1941
Questa frase scriveva nel settembre 1941 alla giovane moglie, Guglielmo Maffezzoli, pochi giorni prima di cadere sul fronte russo, durante la campagna orientale della II Guerra Mondiale.
La vita militare di Guglielmo
Per la ricostruzione della carriera militare di Guglielmo, si fa riferimento al Fascicolo Matricolare conservato presso l’Archivio di Stato di Mantova e alla corrispondenza sua con i familiari.
Guglielmo Maffezzoli nacque a Virgilio (MN) il 20 novembre 1914, da Angelo e Tedeschi Narcisa. Prima della campagna di Russia, aveva già avuto esperienza di vita militare, una lunga esperienza in rapporto alla sua giovanissima età.
A diciotto anni, aveva deciso a di presentarsi come soldato volontario nell’esercito; il 14 settembre 1933 (XI) presso il distretto di Mantova, venne inquadrato con la ferma di due anni nel 29°Reggimento di Fanteria Divisionale del Regio Esercito Italiano: numero di matricola 30736. Gli fu assegnato il grado di caporale nel gennaio del 1934 e, nel maggio successivo, quello di caporal maggiore.
Nel frattempo, il Reggimento entrava a far parte del Corpo di Spedizione in Africa del Nord e, sulla via del trasferimento verso il continente africano, giunse fino a Bari. Ma nell’ottobre 1935, dal sud richiamato col reggimento in servizio al nord, Guglielmo fu inviato a prestare servizio in Piemonte e, successivamente, in Friuli.
Nominato comandante di una squadra di mitraglieri, acquisì il grado di sergente come effetto delle sue buone qualità riscontrate in tale funzione.
Il 1° luglio del 1936, gli fu dichiarata la fine della ferma ed il congedo illimitato; Guglielmo fu poi richiamato per istruzione, assegnato come capo squadra di fucilieri, infine congedato nel novembre 1936.
Nel maggio 1940, tuttavia, prima dell’entrata dell’Italia in guerra, venne richiamato alle armi, sempre al comando di squadre di fucilieri, e fu inquadrato come sergente nella Divisione Pasubio, precisamente nell’80° Reggimento di Fanteria Autotrasportabile “ROMA”, Ia Compagnia. Egli poi, nel novembre dello stesso anno, farà domanda al comando del Reggimento per esservi trattenuto.
Guglielmo, ricollocato in congedo per pochi mesi, dal novembre 1940 a maggio 1941, al ritorno in attività, fu coinvolto nella campagna di Russia.
Nel frattempo, il 13 febbraio 1941 la Commissione d’Avanzamento Reggimentale, sotto la presidenza del colonnello Chiaramonti, aveva dichiarato l’avanzamento di Guglielmo al grado di Sergente Maggiore.
Nel C.S.I.R. “Corpo di Spedizione Italiano in Russia”
Guglielmo, come appartenente alla Divisione Pasubio, in cui erano inquadrati il 79o e l’80oReggimento Fanteria, l’8o Reggimento di artiglieria e reparti del Genio e dei Servizi, partecipò alla campagna di Russia. L’80o Reggimento Fanteria partì per il fronte orientale con il C.S.I.R., dalla stazione ferroviaria di Mantova il 15 luglio 1941.
Guglielmo faceva parte del primo dei quattro battaglioni di fucilieri, nella Ia compagnia, della cosiddetta colonna Chiaramonti, dal nome del colonnello comandante, reparto che, forte di 6500 uomini, tra l’ottobre e il dicembre 1941 si distinse nell’area del fronte russo tra il fiume Dniester e il bacino del Donez, nell’attuale Ucraina.
Il 24 ottobre la colonna raggiunge la grossa borgata industriale di Shelesnoje, attorno alla quale si annida un’intera Divisione russa. La battaglia di Shelesnoje dura sei durissimi giorni, dal 25 al 30 ottobre. Nell’operazione numerosissimi risultano i feriti, mentre ventiquattro sono i soldati caduti sul campo.
Guglielmo è tra i caduti.
Le circostanze della morte
In base alla testimonianza resa da un testimone oculare, compagno d’armi di Guglielmo, i fatti si svolsero in questo modo:
Il giorno 27 ottobre il Io battaglione di fucilieri è attestato sul piano, a ridosso delle colline di Shelesnoje; suo compito conquistare una posizione disposta su vari livelli, sul declivio collinare, quasi un terrazzamento, ben difeso dai Russi. I due ufficiali della Ia compagnia, cui spetta il comando dell’operazione, sono impossibilitati a muoversi per disturbi fisici diversi; tocca perciò al sergente maggiore Maffezzoli, il più alto in grado dopo gli ufficiali, assumere la responsabilità dell’azione.
Alla testa della compagnia, il sergente maggiore avanza, superando le tre posizioni successive disposte in salita: solo un frammento di granata che lo ferisce al fianco, ne arresta lo slancio. Col frammento metallico in profondità nel corpo, soffrirà per lunghe ore; il giorno seguente, 28 ottobre, muore.
Esiste tuttora una mappa del cimitero in cui fu sepolto, a cura del cappellano militare, con la precisa indicazione della tomba di Guglielmo sepolto, secondo il testimone oculare, assieme a una bottiglia contenente i suoi dati. Nonostante ciò, ripetute ricerche non hanno consentito l’individuazione del cimitero, e la salma non è mai stata mai recuperata.
La Commissione Medica Ospedaliera dell’Ospedale di Verona, in data 13 febbraio 1943, ne dichiara la morte” in seguito alle ferite riportate in combattimento”.
In data 18 marzo 1955, il Comandante Militare Territoriale di Bolzano, Generale di Divisione Fernando Moech, “ … determina - come recita l’attestato ufficiale emanato in nome dell’Esercito Italiano - essere concessa al Sergente Maggiore (deceduto) Maffezzoli Guglielmo di Angelo, cl. 1914, La Croce al merito di Guerra”.
Il Ministero della Guerra lo dichiara “PRESENTE ALLE BANDIERE”.
Tra i molti monumenti che in Italia ricordano la II Guerra Mondiale e la Campagna di Russia, c’è il Tempio Sacrario Nazionale del Cargnacco in comune di Pozzuolo del Friuli: nel sacrario militare il nome di Guglielmo è iscritto in uno dei 24 volumi recanti i nomi degli oltre 90.000 morti italiani in Russia.