Lo schieramento a Cappello Frigio
Il 1° novembre il Gen. Messe, per attriti avuti col Comando dell’Arm.I.R. ed in modo particolare per i suoi rapporti con i tedeschi, lasciava il Comando del XXXV-C.S.I.R. che aveva retto sin dall’inizio della Campagna di Russia, in quel momento limitato alla sola Pasubio ed alla 298a Divisione tedesca. Cessando, indirizzava alle truppe del suo vecchio C.S.I.R. questo ordine del giorno: <<Da oggi lascio il Comando del XXXV Corpo d’Armata (C.S.I.R.) all’Eccellenza il Gen. Francesco Zingales. Vi assicuro che provo un profondo dolore nell’allontanarmi dai valorosi del vecchio C.S.I.R. e del XXXV Corpo d’Armata. Quello che abbiamo fatto insieme, miei valorosi, non è pagina che si scolora e si cancella. La Patria vi deve molto, tornandovi potrete sempre dire: “Io ero del vecchio C.S.I.R. e del XXXV Corpo”. In quanto a me, mi auguro solo che possiate sentire sempre nel vostro cuore l’immenso amore con il quale vi ho vigilati, protetti e spronati nella lunga, dura, vittoriosa campagna che tanto prestigio militare ha dato alla Patria nostra>>.
Alcuni giorni dopo il suo arrivo, la Pasubio ebbe alle dirette dipendenze il LX gruppo del 30° raggruppamento di Corpo d’Armata; l’80° ed il 79° ricevettero ciascuno in rinforzo tre compagnie mortai da 81, una compagnia cannoni controcarro da 47/32 e due sezioni di artiglieria controaerei.
Intanto, nel nuovo settore di competenza della Divisione, il I/80° andò ad occupare l’abitato di Monastyrščina ed il II/80° quello di Abrosimovo; il I/79° si portò a Ogolev ed il III/79° a Krasnogorovka, queste due ultime località poste nel cosiddetto Cappello Frigio. Il III/80° con il II/79° era di riserva. I Comandi dei due reggimenti di fanteria, uno dei quali – il 79° – alcuni giorni prima aveva visto la partenza del suo Comandante, il Col. Blasioli, sostituito dal Col. Armando Mazzocchi, si dislocarono a Getreide. Quest’ultimo era un agglomerato costituito semplicemente da baracche di legno utilizzate come depositi di frumento, da alcuni edifici in muratura tra cui una scuola, e da due magazzini raggruppati attorno alle mura di un vecchio convento con quattro torri e una chiesa all’interno. Il Col. Casassa, Comandante dell’80°, aveva scelto come sede del suo Comando il Convento turrito perché aveva una miracolosa possibilità, quella di percepire più che da ogni altro punto tutti i rumori che venivano dalla linea del Don. Il Comando della Pasubio si dislocò a Poltavka. I gruppi dell’8° artiglieria si schierarono sul retro dei battaglioni, il I/8° a favore del I/79°, il II/8° del III/79°, il III/8° dei due capisaldi dell’80°, quelli di Abrosimovo e di Monastyrščina.
Sulle nuove posizioni ciò che seriamente preoccupava i nostri soldati erano l’eccessiva ampiezza del settore da difendere, lo scarso scaglionamento in profondità e, soprattutto, la mancanza di riserve ad ogni livello. Infatti, proprio al profilarsi dell’offensiva russa, il Comando del gruppo di Armate “B” toglieva dal settore italiano ben tre Grandi Unità per trasferirle sul fronte della 3a Armata romena, una sottrazione che costituì un vero e proprio indebolimento del nostro dispositivo difensivo, oltre che una grave limitazione alle nostre possibilità di manovra.
La Pasubio, sistematasi sulla riva destra del Don tra Krasnogorovka e Paseka, su un fronte di circa 50 km, un’area di responsabilità eccessiva alla norma, incominciò ad organizzare la propria difesa. L’80° trasformava gli abitati e le alture di Abrosimovo e di Monastyrščina in veri e propri possenti capisaldi; il 79° invece suddivideva la propria zona – quella del Cappello Frigio – in capisaldi di compagnia, a ciascuno dei quali diede nomi mitologici: Olimpo, Cupido, Giove, Venere, Marte. Quello più vicino al nemico venne invece chiamato “Z” e fu dotato di due torrette blindate, in funzione di osservatori, costruite dai genieri della compagnia divisionale.
Tutti i capisaldi vennero cintati da reticolati e davanti a questi furono stesi dei campi minati. Si costruirono ricoveri, camminamenti, postazioni per ogni tipo di arma, comprese le artiglierie. Ovunque fu tutto un susseguirsi di lavori. Tutti i militari della Divisione lavorarono febbrilmente per porsi nelle condizioni di affrontare al meglio la stagione invernale ormai incalzante ed un nemico che non dava tregua. In questa atmosfera tipicamente di guerra ciò che dava gioia e conforto ai nostri soldati ed aiutava ad alleviare le fatiche e le sofferenze era il contegno della popolazione che, visto il suo ottimo modo di comportarsi, non diede mai adito a sospetti o ad atteggiamenti ostili ed ebbe sempre la peculiarità dell’ospitalità e della cordialità.
(testi tratti da A. Rati “LA FULGIDA EPOPEA DELLA DIVISIONE PASUBIO”, Ed. Sometti, Mantova, 2012)