La manovra di Petrikovka
La Pasubio era schierata nel settore assegnatole sul fiume Dnepr in attesa dell’evolversi della situazione. Infatti la grande manovra italiana che il C.S.I.R. doveva condurre e portare a termine con le sue forze ed i suoi uomini era ormai delineata nelle sue linee attuative: nel quadro della grande battaglia del Dnepr il C.S.I.R. avrebbe dovuto impedire ai sovietici l’arresto sul fiume della avanzata tedesca.
Il 16 settembre il Gen. Messe ordinava alla Pasubio di portarsi verso il ponte Derievka sul Dnepr e qui passare alle dipendenze dell’11a Armata tedesca. Attraversato il piccolo fiume dalle rive irte e massicce, la Divisione andò a schierarsi sull’Orelj tra l’abitato di Vojnovka e la sua confluenza con il Dnepr, per dare vita a Caričanka ad una testa di ponte nell’area controllata dai russi.
Il gravoso compito toccò al 79°, sostenuto dal gruppo tedesco Abram e dal fuoco di due gruppi dell’8° artiglieria. I fanti del reggimento, traghettato il fiume su battelli pneumatici, riuscirono a guadagnare la sponda opposta e qui costituirono una testa di ponte ampia circa 10 km, nonostante la vigorosa reazione del nemico. I russi tentarono, contrattaccando, di eliminare la testa di ponte ma gli uomini del 79° glielo impedirono, combattendo su un terreno fittamente coperto da campi di mais e di girasole, oltre che da macchie di alberi, sotto la guida del loro stesso Comandante, il Col. Blasioli. Gli aspri combattimenti durarono ininterrottamente per quattro giorni (23-26 settembre), con la perdita per il 79° di 3 ufficiali e 26 uomini di truppa.
Più a nord toccò ai soldati dell’80° costituire un’altra testa di ponte oltre l’Orelj, di fronte all’abitato di Vojnovka, da cui i tedeschi erano stati costretti a ritirarsi. Questa operazione consentì ad Unità corazzate germaniche di unirsi a quelle uscite da Caričanka e insieme puntare a Dnepropetrovsk, per congiungersi al III Corpo tedesco del Gen. Von Kleist.
Non appena le Unità tedesche furono oltre l’Orel iniziò il movimento di accerchiamento, e toccò ai due reggimenti della Pasubio di portarsi celermente oltre il fiume: l’80°, insieme al XX battaglione bersaglieri proveniente da oltre Dnepr, doveva puntare all’abitato di Galuškovka; il 79° doveva invece dirigersi su Petrikovka, così come i fanti della Torino (rinforzata dalla 63a legione) provenienti da Kamenka avevano come obiettivo la testa di ponte di Dnepropetrovsk. In una zona piena di paludi e di sabbie mobili i soldati della Torino avanzarono con l’acqua fino alle ginocchia, con sulle spalle i mortai e le mitragliatrici pesanti, sotto una pioggia gelata e sotto il fuoco degli aerei russi.
Fu così che con il concorso delle artiglierie delle Divisioni del C.S.I.R. la manovra di Petrikovka riuscì vittoriosa, con la cattura di un numero immenso di prigionieri russi e di un grande bottino. D’altro canto il C.S.I.R. dovette registrare la perdita di 87 caduti, 190 feriti e 14 dispersi.
Al successo dell’operazione contribuì l’opera silenziosa ed appassionata dei genieri del IX battaglione, nonostante le gravi deficienze del materiale disponibile.
Con queste azioni che portarono al possesso dell’importante centro di Petrikovka (28-30 settembre 1941) si concluse il primo ciclo operativo del C.S.I.R. sul fronte russo.
Il Gen. Messe diramava il seguente Ordine del Giorno: <<Il Corpo di Spedizione ha finalmente avuto la sua battaglia e si è imposto al nemico per la sicura baldanza con la quale ha attaccato, suscitando l’ammirazione degli alleati… La nostra battaglia si denominerà Manovra di Petrikovka perché a Petrikovka le Divisioni Pasubio e Torino, insieme congiunte, chiudevano ogni possibile via di ritirata all’avversario, mentre la Celere, balzando oltre il Dnepr, concorreva efficacemente all’annientamento del nemico chiuso nella sacca>>.
Subito dopo la Pasubio cessava di appartenere al Gruppo Von Schwedler e tornava alle dipendenze del C.S.I.R.. Se i primi scontri sostenuti dalla Pasubio sul Bug avevano messo in luce lo slancio combattivo dei nostri soldati, la manovra di Petrikovka, la prima operazione di guerra condotta dal nostro Corpo d’Armata nel suo complesso e compiuta interamente con proprie armi e propri mezzi, rappresentò la prima vera affermazione del Corpo di Spedizione italiano in terra di Russia.
(testi tratti da A. Rati “LA FULGIDA EPOPEA DELLA DIVISIONE PASUBIO”, Ed. Sometti, Mantova, 2012)